Il dente mancante lascia uno spazio che provoca, nel tempo, lo spostamento dei denti contigui. Quelli laterali si inclinano verso lo spazio, riducendolo disordinatamente. Anche quelli dell’arcata antagonista si allungano verso lo spazio vuoto, alterando il livellamento dell’arcata. Ne consegue uno sbilanciamento del piano di chiusura (piano occlusale) delle due arcate (superiore e inferiore) quando vengono a contatto tra loro (un po' come se si poggiasse, per terra, un tavolino con una gamba più lunga delle altre: il tavolino traballa).
Foto (sarebbe meglio specificare che c’è una foto 1 e 2
Questa sequenza mostra cosa succede quando si perde un dente (vedi foto 2).
Mentre, nell’immediato, il paziente può non risentire eccessivamente della mancanza del dente, col tempo ciò può comportare, da un lato la comparsa di carie e di problemi alle gengive per l’alterazione dei punti di contatto tra i denti, dall’altro, la manifestazione di dolori e rumori all'articolazione della mandibola, mal di testa, mal di collo, problemi all'orecchio, vertigini, problemi all’apertura della bocca ed altro, dovuti al disallineamento del piano occlusale. Questi ultimi sintomi, possono rimanere latenti per molto tempo, grazie alla capacità di adattamento che ogni persona possiede (anche se non in egual misura), fino a quando il difetto supera la capacità di adattamento. Inoltre, la naturale capacità di adattamento può, improvvisamente, diminuire a causa di un evento stressante: un esame, un trasloco, una separazione, un lutto, ecc. Allora scatta la rituale frase: “Ma io non ho mai sofferto di... Com’è possibile?”.
A questo punto, la sostituzione del dente mancante è difficoltosa e richiede un lavoro complesso: Dapprima l’eliminazione (per quanto possibile) dei sintomi, poi il livellamento del piano occlusale, il ripristino dello spazio originale e infine la sostituzione del dente mancante. Per tale motivo è necessario sostituire i denti mancanti, il più presto possibile.
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